Alex Bandini al Premio Leo Ferré 2015
Quella di seguito è la scheda artistica del cantautore Alex Bandini che ho scritto per il Festival Leo Ferré 2015
Alex Bandini al secolo Alex Secone nasce ad Atri (TE) nel 1986. Fin da ragazzino studia il pianoforte, in seguito scrive e canta le sue canzoni, fra un esame e l’altro in accademia, e nel 2012 firma per Seahorse il suo primo disco “Piccole catastrofi” col nome IlSogno IlVeleno.
In una nuova ripartenza, col nome mutuato dallo storico personaggio dei romanzi di John Fante, Alex Bandini nel 2014 pubblica il suo nuovo disco “Signore e signori buonanotte” (New Model Label) – omaggio all’omonimo film collettivo del 1976 –, che lo fa conoscere maggiormente alla critica e al pubblico dal palato fine, fino a che nell’agosto del 2014 viene notato dal Club Tenco. Bandini è così invitato alla tappa pescarese de “Il Tenco ascolta”, dove divide il palco con altre proposte del Club e con Roberto Vecchioni.
I brani di Alex Bandini si distinguono per un ottimo gusto di eleganza formale, unita a un ritmo che quasi sempre punta anche a essere coinvolgente. Nei contenuti, Bandini affronta temi che sanno descrivere l’oggi, senza mai essere però didascalicamente impegnato o politico, imponendo un proprio stile raffinato, con uno sguardo quasi sempre disincantato eppure attento.
Bandini attualizza in canzone alcune situazioni o atmosfere vintage, che si accordano perfettamente con propria poetica, come nel brano Quando l’anarchia verrà, in cui «un abbraccio lungo un secolo» descrive lo iato tra l’attuale periodo storico e un tempo di ideali forti, senza però un briciolo di nostalgia.
Anche in Paese sera, dopo una breve descrizione del periodo storico, si rientra in un mondo di sentimenti personali: la grande storia vive nel vissuto delle varie soggettività dei protagonisti del canto, perché «la storia è soltanto l’ora d’aria per dimenticare», fino a che la canzone pone in maniera parallela nomi condivisi come Fellini, il Corriere della Sera o Paese Sera, i palazzi popolari o i ragazzi di borgata a piedi nudi lungo il Tevere, con un movimento in cui Aida-Italia si specchia e comincia a perdere la propria strada, precisamente nello stesso turbinio d’omologazione in cui per esempio Pasolini negli anni Sessanta vedeva dirette le realtà particolari, forza perduta di un Paese incosciente. Allo stesso modo, la canzone ha un crescendo che sembra descrivere quest’orda indistinta.
Ecco: tutto questo Bandini lo dice ma non banalmente con le parole, bensì tramite la musica che – intrecciata col testo – rende una sensazione tramite un’evocazione musicale e alcuni simboli verbali. È così in Antonio vecchio pazzo, dove le parole come “comunista” o “capitalista” sono solo pretesti di senso, declinati sempre nel soggettivismo del protagonista.
È questa la sensazione che si respira nella più esemplare canzone di Bandini, L’ultima guerra del mondo. Di tutte le realtà combattute e vissute in un passato mitico, oggi non rimane che – quando va bene – una carcassa d’ideologia, e il presente è periferia dell’impero del tempo in cui si è fatta la storia: «di bandiere senza vento, lotta armata e terrorismo, kamikaze in doppiopetto, Rolling Stones e socialismo», oggi «le strade sono solo tante scuse per immaginare di fuggire in volo, per cercare di dimenticare».
Il sito ufficiale di Alex Bandini
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