“Il polline di Dio, di Dio il sorriso”: una svolta nella poetica di Fabrizio De André

Il passo che segue è preso dalla mia tesi di laurea specialistica in Filologia moderna, dal titolo Pier Paolo Pasolini nella canzone d’autore italiana: Fabrizio De andré e Francesco De Gregori

Se la prima parte della carriera di De André è rappresentata dalla ‘poetica degli ultimi’, dai dischi degli anni Ottanta in poi si può ben dire che si passi alla ‘poetica della maggioranza’ e del potere che se ne serve. In questo modo, rispetto al concetto di homo sacer, De André comincia a concentrarsi maggiormente sull’esclusione sociale, fino a mostrare persino un’apertura verso uno spirito religioso misericordioso, chiamato ‘Dio’ ma che non è direttamente riconducibile al Dio dei cattolici.

Nei dischi Fabrizio De André del 1981 e, soprattutto, Creuza de mä del 1984 e Le nuvole del 1990, si passa dal particolare al generale, dalle storie singole dei disgraziati a quelle dei popoli sottomessi, fino ad arrivare, appunto, a spostare il tiro sui responsabili.

Il disco del 1981 è dedicato per esempio, per via dell’immagine in copertina, agli indiani d’America. La canzone più rappresentativa in questo senso è Fiume Sand Creek[1], che descrive crudamente l’episodio avvenuto il 29 novembre 1864 sulle sponde del fiume Sand Creek nel Colorado, quando furono massacrati centocinquanta indiani. Il tutto è raccontato dal punto di vista di un bambino pellerossa. Se però questo brano è significativo per indicare la direzione verso la quale si muoveva la poetica deandreiana, di certo è un’altra la canzone più riuscita e importante del disco, soprattutto perché rappresenta l’idea anarchica del suo autore: la canzone è Se ti tagliassero a pezzetti[2]:

 

È una canzone piena di valenze simboliche sul tema della libertà e della fantasia minacciate di morte dalla nostra civiltà, ma indistruttibili nella coscienza dell’uomo.[3]

 

Nel brano viene nominato il nome di Dio per indicare una figura caritatevole, amena, positiva. L’assunto di fondo canta la forza innata insita in ogni uomo, descritta nella strofa che incornicia il brano, cantata all’inizio e ripetuta identica alla fine:

 

Se ti tagliassero a pezzetti

il vento li raccoglierebbe,

il regno dei ragni cucirebbe la pelle

e la luna tesserebbe i capelli e il viso

e il polline di Dio

di Dio il sorriso.

 

Vale la pena soffermarsi su una particolarità dell’anadiplosi presente negli ultimi due versi di questa strofa, particolarità che spesso sfugge, pensando si tratti di una semplice ripetizione rispondente a esigenze metriche. Appare chiaro, invece, che i due genitivi siano riferiti rispettivamente al ‘polline’, il primo, e al ‘sorriso’, il secondo. Questo è fondamentale per la giusta valenza data alla figura di Dio da qui in poi nella poetica del cantautore: se fosse una semplice ripetizione, la forza innata dell’uomo di ricostruire il sorriso sarebbe una concessione di Dio e, soprattutto, quel sorriso sarebbe il proprio, quello estirpatogli precedentemente da chi lo ha fatto a brandelli – come spiega lo stesso De André nel commento alla canzone: la «nostra civiltà» –; invece no, il sorriso è precisamente quello di Dio, fatto a sua immagine, senza possibilità di scelta da parte della divinità: sia un santo o un assassino, un magnaccia o il miglior cattolico l’uomo tagliato a pezzetti, il sorriso che l’essenza stessa dell’uomo riprenderebbe, grazie al vento della sua forza innata, sarebbe precisamente quello di Dio. Da qui, la strada che porta all’ultimo verso di Smisurata preghiera del 1996 è breve:

 

Ricorda, Signore, questi servi disobbedienti

alle leggi del branco;

non dimenticare il loro volto

che dopo tanto sbandare

è appena giusto che la fortuna li aiuti

come una svista,

come un’anomalia,

come una distrazione,

come un dovere.[4]

 

Quello di Dio e della fortuna è un dovere; la misericordia è un dovere, non una grazia. Qui si capisce come, se è vero che De André apre le porte alla divinità nella propria poetica, l’apertura non è senza condizioni.

Ad ogni modo, da qui in poi l’attenzione di De André si sposta, come detto, dagli ultimi alla società, alla maggioranza che offende l’uomo tagliandolo a pezzetti: dalla poetica degli ultimi alla poetica della maggioranza. Leggera ma decisiva svolta – di cui nella biografia del cantautore si può probabilmente trovare una motivazione nel sequestro del 1979 – fino all’ultimo disco Anime salve.

[1] F. De André. Fiume Sand Creek, in Fabrizio De André, Ricordi, 1981, t.3.

[2] Ivi, Se ti tagliassero a pezzetti, t. 7.

[3] F. De André in R. Cotroneo (a c. di), Come un’anomalia. Tutte le canzoni, Torino, Einaudi, 1999, p. 210.

[4] F. De André, Smisurata preghiera, in Anime salve, 1996, t. 9. Corsivo mio.