IL FATTO QUOTIDIANO #libridimusica – ‘Coltivo una rosa bianca’: critica musicale purissima
La critica all’arte della canzone in Italia è molto varia, così come l’oggetto artistico di cui si occupa. La canzone è fatta di note e poesia; attiene dunque, spesso in egual misura, tanto alla letteratura quanto alla musica, anche se va ribadito che le due cose dovrebbero sempre essere considerate nella loro unione, come unico segno. Ma la stessa canzone riguarda, oltre all’arte, anche la sociologia e il mondo dello spettacolo, e anzi spesso questi tre ambiti si tengono allo stesso modo dell’equilibrio dei tre poteri di uno Stato.
Ecco dunque che la canzone può essere osservata da diversi punti di vista, e sono rari i casi in cui una voce riesca a inquadrare tutti questi aspetti in un unico approccio. Credo dipenda dal fatto che non sia neanche giusto unificare gli ambiti in cui le canzoni si trovano a proprio agio. Nella critica musicale la differenza la fa l’autorevolezza di chi scrive e quanto questi abbia le idee chiare. Le questioni estetiche che riguardano la canzone sono complesse e, come nella politica, anche qui spesso le cose vengono bellamente mischiate, confuse e capovolte. È così che nascono i malintesi.
Tutto questo preambolo mi serve per introdurre un libro molto bello, che mi è arrivato nelle scorse settimane e che ho letto con molto interesse. In particolare, per parlarne voglio partire dalla prefazione e da una frase scritta da Luigi Ciotti, che dice così: “Io penso che la musica e l’arte in generale siano preziose quando non mirano a fini puramente commerciali”. A ben vedere, mi sembra un aspetto essenziale.
Il libro in questione si intitola Coltivo una rosa bianca
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